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Mercoledì 20 marzo, si terrà una nuova lezione del ciclo Storia in città 2019 Europa: integrazione o disintegrazione?


Le incertezze britanniche
Giulia Bentivoglio, Università di Padova

 alle ore 16.30, Aula Magna della Scuola per Interpreti e Traduttori via Filzi 14, Trieste

Abstract dell'intervento

LE INCERTEZZE BRITANNICHE
- Giulia Bentivoglio -

Il processo di costruzione europea è proseguito senza Londra per oltre vent’anni prima che, nel gennaio del 1972, il Regno Unito diventasse membro della Comunità Europea, peraltro dopo un decennio di veti, ripensamenti e difficili negoziati. Questo perché, all’indomani della seconda guerra mondiale, la scommessa di un’Europa unita non era considerata sufficientemente sicura per una Gran Bretagna che si trovava a dover pagare duramente la recente vittoria: il Regno Unito aveva la psicologia del vincitore, ma la sua situazione economica si avvicinava di più a quella di un perdente.
Solo dopo i fatti di Suez del 1956, quando una vera sconfitta aveva assestato un colpo duro e duraturo all’autostima nazionale e al prestigio internazionale del Paese, il Regno Unito aveva cominciato a prendere in considerazione un ruolo attivo nell’integrazione europea. Per ben due volte, nel 1961 e nel 1966, il governo di Londra tentò di entrare a far parte della Comunità Europea ed entrambe le volte si dovette scontrare con l’intransigenza francese e il veto del generale de Gaulle, preoccupato che la Gran Bretagna potesse rivelarsi un “cavallo di Troia” al servizio degli Stati Uniti.
La scelta europea può essere pertanto considerata uno spartiacque nella storia del Regno Unito, ma non ha modificato in maniera altrettanto netta i rapporti tra Londra e Bruxelles. La Gran Bretagna non è mai riuscita davvero a scrollarsi di dosso quell’alone di sospetto che aveva caratterizzato i suoi tentativi di adesione. Anzi, sin da subito ha acquisito la reputazione di “partner difficile” per la sua riluttanza ad accettare la legislazione comunitaria e l’immagine di Londra è stata inesorabilmente associata all’opting out e alla volontà di restare in Europa solo alle proprie condizioni. Questo in parte è dovuto al carattere più razionale che ideologico di questa scelta europea tardiva, considerata in ultima analisi come una extrema ratio per risollevare le sorti del Paese e recuperare una nuova dimensione sullo scenario internazionale.

Per il programma completo di Storia in Città 2019 clicca qui.

Gli incontri sono aperti a tutti.


Gli audio delle lezioni ed eventuali materiali forniti dai relatori sono disponibili per l'ascolto e il download gratuito cliccando qui.

organizzato da
Università di Trieste Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia

in collaborazione con
Dialoghi europei
Insieme per l’Europa
Sistema bibliotecario giuliano SBG

con il contributo di
Fondazione CRT Trieste



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